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Maria Cannata ed i responsabili dei procedimenti amministrativi

 

Maria Cannata e l’obbligo della PA, di fronte alla richiesta dei nomi dei responsabili dei procedimenti amministrativi, di fornire i nomi, non dei meri incaricati (che potrebbero risultare incolpevoli e rendere così vane le azioni di responsabilità), ma dei veri colpevoli o rei delle lungaggini o degli inadempimenti.

 

 

Occorre partire dalla consapevolezza della difficoltà delle cause per indennizzo/risarcimento contro il responsabile del procedimento amministrativo, vista l’estrema speciosità negatoria della giurisprudenza, frutto del fatto che proprio la magistratura è la parte più colpevole dell’apparato.
Ma è proprio su questa negatorietà che mi baso per vincere questi giudizi per la grave tardività nei pagamenti dei decreti/sentenze Pinto, che inizierò, senza indugi, con i ricorsi al TAR per chiedere i nomi dei responsabili non appena scaduti i termini in cui la PA dovrebbe comunicarmeli (non ci conto).
Ricorsi al TAR prodromici all’azione per danni che promuoverò subito solo per me collettivamente con due separati ricorsi: uno contro il MEF e uno contro il Ministero della Giustizia.
Giudizi che promuoverò poi per i clienti che lo vorranno a partire dalla richiesta via PEC del responsabile del singolo procedimento.
Negatorietà della magistratura sulla quale mi baso per vincere perché di nuovo (ho sempre fatto cause d’avanguardia) agirò contando di riuscire (come con la legge Pinto) a «
cambiare in tavola le carte della cultura e della giurisprudenza ».
Il mio calcolo è in sostanza che la responsabilità della magistratura per tutto quanto ci sta accadendo, dall’involuzione climatica alla rovina economica, è così grave che essa, per non incorrere troppo nell’ira sociale, sarà costretta a redimersi sforzandosi di rendere vittoriose queste (ed altre) azioni tanto quanto finora si è sforzata a renderle impraticabili.
Un «immaginare il futuro» che, ho scritto nel 1986, «
è una cosa che solo pochi, pochissimi sanno fare », perché ciò che fan tutti è invece « vivere nel presente, difenderlo a costo di perdersi, mentire, negare.. »
Ed appunto in tema di cambiamento degli equilibri, chiedo innanzitutto se anche nei ritardi in danno dei miei clienti e me c’entra in qualche modo la dr Maria Cannata: vestale della chissà perché segreta gestione del debito pubblico (
vedi il video: Brunetta: commissione parlamentare su gravissimi illeciti tra MEF e Morgan Stanley..‏ ).
Lo chiedo perché non staremmo ancora qui a mendicare questi quattro soldi se Cannata o altri ci fossero mai stati favorevoli, visto che è emersa come pacifica la totale, segreta, incontrollata, discrezionalità dei vertici del MEF nelle decisioni sui soldi pubblici.
Obbligatori pagamenti dei decreti/sentenze esecutivi che la dirigenza del MEF, inventandosi un’inesistente discrezionalità, ha evidentemente deciso di non pagare, tant’è che non li paga da anni, ma che – dopo il regalo occulto a Morgan Stanley di una ‘penale’ di 2,6 miliardi su un contratto di 50/100 milioni (che culo! mi sia consentito dirlo..) – spero nessuno venga mai più a dirmi che non vengono pagati per mancanza di soldi.
Soldi che, se gli mancano, il MEF può prendere dalle montagne di denaro lasciate nelle contorte, vaste, paludose anse, nelle morte, opulente gore, dallo scorrere tumultuoso del fiume in piena dei proventi delle aste dei titoli di Stato, di cui – udite udite – si sa chi gode (le ‘20 sorelle’ banche), ma non si sa perché.
Rapporti che Brunetta, commentando le affermazioni di Cannata, definisce leonini, perversi, incestuosi e soprattutto occulti, perché anche altre banche, svela infine l’ineffabile Cannata, hanno esercitato clausole ‘alla Morgan Stanley’, ma lei, ohibò, quasi che i soldi siano suoi, dice di non poter svelare né quali né per quali importi perché – vae victis – ci ‘spiega’, ahinoi, che in 12 casi, udite udite, le clausole sui soldi pubblici sono ..a totale discrezione delle banche parti private..
Argomenti questi che introdurrò anche nelle cause contro i responsabili dei procedimenti amministrativi, perché è ora che la magistratura capisca che non è la padrona proprio di un bel niente, e che ogni cittadino ha la legittimazione attiva a chiedere che – se proprio a certi ambienti, che non sono padroni del MEF più di quanto lo sia il mio cavallo, conviene regalare in segreto soldi pubblici alle banche, ed alla magistratura conviene favorire con i suoi silenzi simili crimini – bisogna almeno che costoro prima paghino le sentenze di condanna faticosamente ottenute dai cittadini.
Già, perché se questi ambienti del MEF nel 2011 non avessero fatto quell’illecito omaggio a Morgan Stanley, magari quel ‘sobrio’ gentiluomo di campagna di Mario Monti non avrebbe sentito il bisogno di risparmiare abrogando di fatto la legge Pinto e bloccando la fissazione dei ricorsi a Roma e Perugia, e i pagamenti dei decreti/sentenze dei miei clienti e miei.
Cose che Brunetta definisce «
un vero imbroglio per soldi e per potere », senza che si sappia « chi fa che cosa, con quale mandato, con quali controlli », e per le quali Padoan si è assunto la grave responsabilità, giuridicamente rilevante, di non costituirsi parte civile nel processo di Trani, dove sono emerse.
Direttori generali del Tesoro e ministri di via XX settembre, vari dei quali, come Mario Draghi, Domenico Siniscalco, Linda Lanzillotta, Giuliano Amato, Vittorio Grilli, sono divenuti banchieri in quelle stesse banche con le quali avevano stipulato contratti miliardari.
Cose che mi riguardano moltissimo perché quello che Brunetta denunzia in quel video è solo parte di ciò che scrivo da anni nelle denunzie contro il bilderberg, il signoraggio, le leggi regala soldi alle banche e gli altri loro crimini.
Parte di ciò che ho scritto anche in Fratello Clima chetati, dove ad esempio ho definito l’Avvocatura di Stato ed i vertici delle Istituzioni che mi perseguitano popolati da nuvoli di massoni pedofilo satanici (occorre si compromettano prima di consentirgli l’accesso ai sancta sanctorum), ed ho spiegato con mille argomenti (che nessuno osa riprendere perché si può solo darmi ragione) che hanno ordito un gravissimo complotto in mio danno.
Cose, quelle che scrivo, per ora troppo grosse anche per la Procura di Trani, alla quale pure ho presentato le mie denunzie, ma dalla quale non ho avuto nessun riscontro, come non l’ho avuto da quelle di Roma, Napoli, Salerno, Firenze ecc, per le quali i grandi crimini bancario/istituzionali non sembrano esistere.
Fatto che i PM prendano in considerazione le cose che scrivo che vedrete voi stessi presto fino a che punto influirà anche su queste vicende; perché ripeto che le mie parole echeggiano purtroppo ormai nelle voci dei cicloni, che da qui, oltre ai pini, abbatteranno anche i muri dei silenzi che mi circondano.
A parte poi che le cose di cui a Trani non riguardano certo solo me, ma tutti, perché siamo tantissimi ad essere stati rovinati dai mancati pagamenti pubblici e da tasse che servono unicamente a rubare soldi alla società per pagare alle banche il signoraggio o per regalarglieli nelle altre infinite maniere meglio note al MEF: cifre rispetto a cui i 2,6 miliardi regalati a Morgan Stanley sono bruscolini.
Quanto poi più tecnicamente alla questione del responsabile del procedimento, va fatta una precisazione relativa ad un aspetto che non trovo nella giurisprudenza nonostante essa percorra in lungo e largo i pascoli della pretestuosità negatoria.
Ratio cioè dell’ispirazione del legislatore sembra essere stata l’intento di creare uno strumento di controllo dell’operosità dei pubblici dipendenti.
Finalità che però, attraverso la solidarietà, ha consentito di agevolare il cammino verso l’affermazione della responsabilità anche della PA, da sempre negata con molto errata veemenza dalla giurisprudenza.
Perché è chiaro che c’è sempre un responsabile del procedimento, sicché – se c’è colpa grave o dolo, e li si prova – c’è pure la responsabilità della PA.
Di tal che, per iniziare il cammino che intendo percorrere, preciso che mi dovete fornire, non il nome del soggetto pubblico incaricato, ma il nome del soggetto pubblico colpevole o reo, perché, in ipotesi, Alviti o Barbadoro, che sono forse due degli incaricati, potrebbero sia essere che non essere i colpevoli o i rei, perché colpevoli o rei potrebbero essere coloro che – colpevolmente o dolosamente – non gli hanno fornito la provvista o il computer o il personale.
Indicazione obbligatoria, se non si vuol fare di questa legge un mezzo per prendere per i fondelli i cittadini, non del mero incaricato, ma del colpevole o del reo, con la quale la PA deve dissipare la cortina di fumo (stupidamente) creata dalla giurisprudenza, ed evitare così al cittadino un’illegittima ricerca dell’ago nel pagliaio anche quando il suo diritto sia certo, come quando si tratti di gente che non si vede pagata da otto anni una sentenza esecutiva.
Si può insomma persino far gravare sul cittadino la prova della colpa grave o del dolo, ma è in re ipsa che la PA ha l’obbligo di non porlo di fronte all’impossibilità di provare alcunché fornendogli un nome sbagliato.
Anche perché pure quello per l’individuazione del responsabile del procedimento è un procedimento, per cui, se svolto a fini elusivi, bisognerebbe poi chiederne alla PA il responsabile ed agire per colpa grave o dolo contro di lui, realizzando così, attraverso una serie infinita di processi, ciò che la PA deve da sé.
Altrimenti si avrà una giurisprudenza truffaldina che si finge garantista con l’intento di essere elusiva mediante il consentire alla PA di non fornire i nomi giusti.

 

 

12.3.2015

 

 

ALM

 

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